lunedì 8 ottobre 2007

Ebrei di ritorno nel "ghetto"

(riceviamo da Franco Arpa, 8.10.2007)

Spett/le Redazione di Brindisi de La Gazzetta del Mezzogiorno
e, per quanto di competenza:
Al Signor Sindaco di ORIA
e, per conoscenza:
Al Prof. Michele Schifone – Assessore Comunale ORIA
Al Consigliere Comunale Glauco Caniglia ORIA
Al Signor Giovanni Lomartire – Capitano Rione Giudea ORIA
Al Professor Giuseppe D’Amico ORIA

Solo oggi 8 ottobre
2007 ho avuto modo di leggere La Gazzetta del Mezzogiorno del giorno 4 ottobre giovedì. A pagina 7, sezione “ NEL BRINDISINO-PAESI E PAESI ”, è riportata una notizia relativa alla visita ad Oria di alcuni ebrei stranieri.
All’articolo a caratteri cubitali è stato dato il seguente titolo: EBREI DI RITORNO NEL GHETTO (termine quest’ultimo ripetuto anche all’interno dell’articolo).
Orbene premesso che il termine ghetto è di per sé offensivo per gli ebrei in quanto ricorda
loro l’odio antisemita di cui sono stati vittime per secoli ad opera dei cristiani, e quindi un minimo di sensibilità imporrebbe l’utilizzo di altri termini, sono del parere che è del tutto sbagliato affermare che ad Oria esiste (o è esistito) un ghetto degli ebrei. Ciò per le seguenti ragioni.
I primi ghetti risalgono al XV secolo. Infatti:
- La Repubblica di Venezia dispose, nel 1516 che tutti gli ebrei dovessero abitare in una sola zona della città, nell’area dove erano situate le fonderie, in veneto chiamate “geti”, ma gli ebrei di provenienza tedesca pronunciavano la parola con la g dura e dettero origine alla parola usata ancora adesso “ghetto”.
- Il 12 luglio 1555, appena due mesi dopo la sua assunzione al pontificato, Papa Paolo IV Carafa promulgava la bolla "Cum Nimis Absurdum", la quale rappresentava un significativo mutamento di rotta nella politica della Chiesa verso gli ebrei e sanciva, oltre ad altre restrizioni, che da quel momento in poi gli ebrei dovessero vivere assolutamente separati dai cristiani, in quartieri loro assegnati. Nasceva così il ghetto di Roma (l’ultimo ad essere abolito in Europa Occidentale, nel 1883).
Conseguentemente, da un’analisi dei testi storici, emerge un dato inconfutabile: nel XV secolo non poteva esserci un ghetto degli ebrei in Oria in quanto non esisteva un solo ebreo, se si considera che “Nell’anno 973, i Saraceni, guidati dall’emiro di Sicilia Abu Al-Qasim, presero Oria con l’inganno e la incendiarono, dopo aver decimato la Colonia ebraica”, ed ancora un’altra distruzione nell’anno 977: “I Saraceni Agareni presa Oria con l’inganno, nel mese di novembre, mandarono tutti gli abitanti schiavi in Sicilia”.
La comunità ebraica oritana non ha mai vissuto in condizioni di inferiorità rispetto alle altri componenti della popolazione locale. Tampoco gli ebrei sono stati mai segregati o costretti a vivere in una determinata zona della città. Può affermarsi che proprio grazie anche ad essi Oria visse un fulgido periodo storico (compreso tra l’VIII ed il X secolo) di pace, prosperità e cultura, quando tutte le componenti etniche della città: Latini, Longobardi, Bizantini ed Ebrei formavano un unico tessuto urbano, pronti a morire per la salvaguardia della città e per la difesa della loro florida economia.
Può inoltre affermarsi che la comunità ebraica oritana ha sempre goduto di privilegi rispetto ad altre comunità. Un esempio: quando nell’VIII secolo l’Imperatore bizantino Basilio I° ordinò una campagna di forzata conversione al cristianesimo di tutti gli Ebrei e il divieto a tutte le Comunità sparse nei suoi vastissimi territori di svolgere il culto ebraico, rimase indenne soltanto la Comunità ebraica di Oria e di altre quattro città che facevano capo ad essa. Ciò fu possibile grazie alla presenza allora in Oria dell’ebreo Rabbi Shefatiah ben Amittaj, la cui fama di medico e di guaritore era nota a tutti i popoli, vicini e lontani. Ad egli si rivolse, invitandolo a Bisanzio, l’Imperatore Basilio I° che aveva, allora, una figlia gravemente ammalata. Shefatiah accettò l’invito, promettendo che avrebbe guarito la principessa a patto che gli fosse stato lasciato un rescritto ufficiale contenente la dichiarazione di esenzione dall’obbligo della conversione alla fede cristiana che da poco era stato promulgato. La principessa guarì e Shefatiah se ne tornò ad Oria, felice per il rescritto imperiale ottenuto e per i doni ricevuti dall’imperatrice tra cui un paio di orecchini di oro ed una preziosa cintura per la figlia Kassia.
Trattasi di citazioni presenti nel libro scritto dall’oritano Prof. Giuseppe D’Amico dal titolo “La Comunità Ebraica Oritana e il suo Rione” e stampato a cura del Rione Judea di Oria.
A margine del fenomeno persecutorio in danno degli ebrei, ad opera di Papi ed Imperatori, durato secoli, è degno di nota il fatto che Federico II di Svevia, (al quale si deve in Oria la presenza del noto castello) promulgò nel 1231 a Melfi una serie di leggi, raccolte nel Liber Augustalis, che garantivano agli ebrei la parità con gli altri cittadini. Fu una grave sfida al Papato e per questo fini poi scomunicato.

Tor
nando all’articolo della Gazzetta di cui in premessa, giova evidenziare, solo per chiarezza e non per sterile polemica, che l’Amministrazione Comunale di Oria, ed in particolare l’Assessore Michele Schifone ed il Consigliere Glauco Caniglia, hanno avuto l’opportunità di accogliere questa comitiva di ebrei grazie al lavoro a monte svolto (nell’arco di un anno) dal sottoscritto e dall’amico Diego Moretto. Il tutto è iniziato il 13 ottobre dell’anno scorso quando mi trovavo a percorrere le vie del quartiere ebraico intento a far da guida a due cittadini argentini di origini oritane (Alejandro e Cynthia Mallo). In Piazza Donnolo incrociai un gruppo di turisti stranieri aventi evidenti segni esteriori caratteristici degli ebrei. Ebbi modo di capire che procedevano in modo incerto e senza ausilio di una guida che avesse un minimo di conoscenza di quei luoghi. Mi resi subito disponibile ad accompagnarli in quelle vie e viuzze dell’adiacente centro storico ed in particolare Corte San Quirico, Via Bainsizza, Piazzetta San Salvatore, etc., dimora nei secoli scorsi di ebrei. Un minimo di commento da parte mia fu possibile grazie alla traduzione italiano-inglese e viceversa che contestualmente forniva una giovane donna che accompagnava il gruppo: la d.ssa Michela Moliterno dell’Agenzia l’Acanto - Soggiorni di Lingua e Cultura – con sede in Mesagne. Al termine della visita il capocomitiva, l’inglese Graham nel ringraziarmi per la mia opera manifestò il desiderio di ritornare in futuro ad Oria per meglio approfondire la conoscenza della storia e dei luoghi in cui vissero gli ebrei oritani. Ci scambiammo l’indirizzo di posta elettronica e nel dichiararmi disponibile per future collaborazioni, promisi loro che li avrei messi in contatto con un concittadino che sapesse leggere e scrivere la lingua inglese. E ciò perché avevo già pensato di coinvolgere l’amico Diego Moretto (valido promotore delle “cose oritane” fra gli stranieri, in particolare anglosassoni), il quale appena informato si metteva subito in contatto sia con Mister Graham che con la D.ssa Moliterno.
Nei giorni successivi, durante un colloquio informale, resi edotto dell’accaduto sia il Sindaco che il Consigliere Glauco Caniglia, il quale da qualche anno è seriamente impegnato a studiare i rapporti che ha avuto Oria nel passato con la comunità ebraica. La mattina di martedì 2 c.m., ho rivevuto una telefonata da parte dell’amico Diego Moretto, il quale mi informava che stava per arrivare ad Oria un gruppo di turisti stranieri ebrei, fra i quali vi era anche qualcuno di coloro da me incontrati un anno fa, che aveva chiesto di potermi incontrare per un saluto. L’appuntamento era per le ore 11:00 nei pressi di Porta degli Ebrei in Piazza Donnolo. Nel frattempo davo anche notizia a Giovanni Lomartire, capitano del Rione Judea, al quale, quando posso, offro la mia collaborazione. Il Lomartire aderì immediatamente al mio invito di presentarsi all’ora e luogo stabiliti al fine di salutare il gruppo di ebrei a nome di tutto il rione, nonché donare ad ognuno di loro una copia del cennato libro sulla comunità ebraica oritana scritto dal Prof. Giuseppe D’Amico. Dono risultato assai gradito ai turisti ebrei, in quanto fonte di dettagliate notizie storiche sulla comunità ebraica, nonché sui monumenti esistenti in quella parte di centro storico oritano.
In considerazione dell’importante ruolo che ha avuto Oria in passato, auspico che possa nascere in Oria un Centro Studi di Storia Ebraica. Da una ricerca effettuata su internet su un sito specializzato in itinerari ebraici ho avuto modo di leggere quanto segue: “Da Trani, per Bari, Alberobello, Martina Franca, Ceglie Messapico, Francavilla Fontana, si arriva a Oria. Sia la città che la comunità ebraica che fu ospitata ad Oria per molti secoli ebbero un’importanza che ora il piccolo centro dell’interno non ha più. Qui fiorì nell’alto medioevo una rinomata accademia di studi ebraici. Eminenti furono le figure di Shabbatai ben Abraham Donnolo (farmacologo, medico, scienziato, del sec. X) e Achimaaz (poeta del sec. XI), che affermava che il nucleo ebraico di Oria discendeva dai prigionieri che l’imperatore Tito aveva condotto da Gerusalemme. L’attuale rione Giudea, che ha per simbolo la menorah (che si trova realmente all’ingresso del paese), occupa l’antica giudecca e due colli ad esso adiacenti. Al limite della zona della vecchia giudecca si trova la "porta degli ebrei".
Ed a proposito di Porta degli Ebrei, informo il Signor Sindaco che ho avuto modo di constatare che è scomparsa la targa di marmo, apposta su uno dei due lati, che recava la scritta “Piazza Shabbatai ben Abraham Donnolo, etc.”.
Oria, lì 8 ottobre 2007

0 commenti:

Twitter Delicious Facebook Digg Stumbleupon Favorites More

 
Design by Free WordPress Themes | Bloggerized by Lasantha - Premium Blogger Themes | Sweet Tomatoes Printable Coupons